Maria Antonietta Santoro è una forza della natura alla quale lei da del tu. Maniacale scelta delle materie prime e ritorno alle erbe spontanee. E idee solide per il futuro
di Maria Antonietta Santoro, Ristorante Al becco della Civetta
Era il 1990 quando aprivo il ristorante ‘‘Al Becco della Civetta’’ a Castelmezzano, portando in tavola i miei ricordi di infanzia trascorsi nella masseria ‘’minill’’ sotto il monte Caperrino.
La mia è sempre stata una famiglia matriarcale, tutte donne: mia nonna Filomena aveva una sorella, mia madre era figlia unica, come mia figlia.
Il motto era: ‘’a Palumm accons u nid’’ (la colomba cura il nido).
Così è ‘ stato e così è: da grande ‘spendacciona’ in gioventù a imprenditore virtuoso il passo è labile.
Nel 2004 apro La Locanda di Castromediano e sul finire del 2019 apro a MATERA quello che doveva essere il premio di fine carriera: un ristorante galleria d’arte con cucina a vista e con un menù che ho chiamato Antonietta va in città, a ricordo del contadino che si vestiva bene per recarsi nel centro urbano.
Celebro la cucina nobilitata, cioè quella cucina fatta di grandi materie prime (dietro ogni prodotto c’è un volto) tecniche moderne e gusto estetico.
Il resto è storia.
Chiusura il 9 di marzo.
Questi giorni ho riflettuto molto sul come sarà il futuro.
In 39 anni ci sono stati tanti cambiamenti: il consumo di carne si è ridotto, si beve meglio ma di meno, si consumano più verdure.
Sono diventata una raccoglitrice consapevole di erbe spontanee e una seguace di Santa Ildegarda di Bingen.
Per usare un linguaggio celtico, oggi mi sento come una quercia: l’albero della vita (che è anche il mio logo) con profonde radici nel lontano passato, quando la donna era generatrice e curatrice di vita, e con uno sguardo al futuro dove la sicurezza del cliente (le distanze, l’aerazione, la sanificazione dei locali) sarà nostra priorità mentre noi saremo chiamati ad essere ‘fari di luce’, pionieri di una cucina legata al ‘‘ben’essere’’