Il prezzo dell’energia ha fatto saltare tutti gli schemi a cui eravamo abituati. La pietra è arrivata inattesa nello stagno ma le onde che si vanno sviluppando non sono identiche per tutti. Il prezzo delle materie prime è schizzato alle stelle, ma non per tutte. Il latte e la carne non sembrano toccati, il mare è sempre calmo, anche se le acque sono agitate in profondità, perché le materie prime indispensabile all’allevamento sono aumentate e di molto. Come mai questa discrasia? Perché il latte e la carne sono le uniche materie prime a non aver subito aumenti? Il settore e non solo dà la colpa alla GDO, accusata di obbligare i produttori a tenere i prezzi bassi. Che meraviglia, ad avercelo sempre un capro espiatorio che ci consente di non scavare a fondo nel nostro cortile. Racconto un’esperienza personale, per quello che può valere. Quando abbiamo creato il Latte Nobile per prima cosa siamo andati alla GDO, appunto, abbiamo coinvolto il più grosso ipermercato di Napoli. Quando il responsabile acquisti ha sentito il prezzo, naturalmente alto, ha detto: noi non vendiamo latte, ma buatte(scatole). Ce ne siamo andati e abbiamo cambiato strategia: piccoli negozi e seminari divulgativi. Dopo pochi mesi, molti supermercati hanno chiamato il produttore per avere quel latte, che ora si vende a 2.50 euro. Per capire meglio il problema, dobbiamo confrontare in parallelo il latte e il grano. Sappiamo che i prezzi delle materie prime sono dettati e imposti dalla borsa merci e, soprattutto, che sono uguali per tutti. E su questo sono tutti d’accordo, produttori e industria di trasformazione. Se così è, ha ragione la GDO, perché se tutto il latte e il grano è uguale, allora è giusto pretendere e selezionare per i propri banchi il prodotto che costa meno. Ne guadagna il consumatore. Quindi la GDO adotta lo stesso approccio tecnico e gastronomico dei produttori, o meglio delle loro Organizzazioni professionali, che pretendono ed impongono un prezzo unico per tutti.
Io sono convinto che il vero problema dell’agricoltura mondiale sia la borsa merci. Ma allora, perché il prezzo del latte e della carne restano al palo mentre quello del grano e più in generale quello delle materie prime di origine vegetale è schizzato in maniera incontrollabile? Per almeno due motivi: una diminuzione della produttività legata al cambiamento climatico e alla pandemia e l’incetta che la Cina fa di queste materie prime sul mercato mondiale. Quindi i prezzi sono aumentati per la vecchia regola della domanda e dell’offerta.
Ma come mai l’offerta del latte e della carne non cala? E non cala nonostante che i consumi aumentino annualmente di circa il 2% e che ci sia una moria incessante di aziende in tutto il mondo? E qui ritorniamo al prezzo unico. Se il prezzo è unico può reggere solo chi riesce a produrre latte o carne a prezzi più bassi della media. È destinato invece a chiudere chi ha costi più alti. Quindi, dal momento che l’aumento della produzione è sempre leggermente superiore all’aumento del consumo, ogni anno devono obbligatoriamente chiudere un certo numero di aziende. Ma se così è, allora perché la produzione aumenta sempre? Dovrebbe diminuire. Invece aumenta perché chiudono le aziende piccole, quelle che hanno costi più alti e una qualità del latte di livello superiore, mentre si rafforzano le aziende intensive, le super intensive, che hanno costi più bassi e una qualità ancora più bassa.
Le conseguenze sono che l’allevamento diventa sempre più intensivo, con maggiore impatto ambientale, la produzione aumenta, i prezzi non risalgono e la qualità del latte e della carne è sempre più bassa.
Io non sostengo che le aziende intensive debbano chiudere, io ritengo che ci sia spazio per tutti, il mercato offre vino a 1 euro e vino a oltre 1000 euro. L’importante è pagare il latte e la carne il giusto prezzo, perché queste materie prime non sono uguali e sappiamo oggi che le differenze sono molto diverse, sappiamo il perché e come misurarle. Ma come la mettiamo con le organizzazioni professionali, che temono l’eliminazione della borsa merci come Sansone temeva le forbici?
I produttori sono allo stremo, probabilmente otterranno un ristoro, ma se non si lega il prezzo del latte e della carne al livello qualitativo, ogni sforzo sarà vano e la chiusura costante delle piccole aziende sarà nell’ordine delle cose.