TRINACRIA NOBILE N.1
di Roberto Rubino
Analisi del problema e delle relative cause
I progetti di ricerca finanziati dalle Regioni hanno come obiettivo specifico quello di risolvere un problema che interessi i partecipanti nell’immediato, ma i cui risultati si possano allargare a tutti i produttori regionali delle filiere interessate se non a addirittura all’intero comparto nazionale.
Noi abbiamo deciso di mettere insieme le filiere che fanno riferimento all’allevamento, e cioè latte e carne ed anche al grano, che ha problemi molto simili, anche se è un vegetale.
Sappiamo che in medicina la terapia funziona se l’anamnesi, l’analisi delle cause che hanno determinato la malattia è corretta e precisa.
Aggiungo che il problema deve essere risolvibile all’interno del circuito coinvolto e nell’ambito delle disponibilità economiche.
Insomma, questo è un progetto di ricerca, non di sviluppo dell’agricoltura nazionale quindi, anche l’analisi deve tener conto di questi fattori e di questi vincoli.
Secondo me la madre di tutti i problemi dell’agricoltura mondiale è il prezzo unico delle materie prime.
Se il prezzo è unico, la concorrenza sarà spietata perché tutti stanno nella stessa fascia di mercato e l’unico modo per resistere è quello di ridurre i costi.
La riduzione dei costi porta inevitabilmente un abbassamento sistematico della qualità e alla chiusura di quei produttori che scelgono la strada della qualità.
Ma questo problema non è risolvibile con una ricerca, quindi non lo possiamo affrontare noi, ma qualche sua implicazione sì.
Uno degli effetti del mercato unico è la indisponibilità delle chiavi di lettura della diversità, del livello qualitativo.
Se il prezzo è unico, tutto la materia prima è uguale o almeno è considerata tale, tanto che nessuno lo mette in discussione.
È vero che l’industria, nel tempo, ha definitivo qualche parametro da utilizzare per pagare la materia prima che, manco a dirlo e per ironia della sorte ha definito, di “qualità”, ma si tratta solo di parametri tecnologici che interessano l’industria, ma non il consumatore e, comunque, non hanno alcuna relazione con il livello qualitativo.
Mi riferisco alla proteina per il grano, al grasso e proteina per il latte, alla proteina e al grasso per la carne.
Il consumatore vuole un prodotto che abbia flavour, e cioè odore e gusto e fra questi parametri e il flavour al massimo la relazione è negativa. Un esempio paradigmatico è quello del grano siciliano.
Lo scopriremo con questo progetto, ma secondo me il livello qualitativo del grano siciliano è fra i più alti al mondo.
Basta assaggiare il pane, in qualsiasi paese dell’isola o la pasta di gran parte dei pastifici: semplicemente di alto livello.
Eppure, in Sicilia, ogni due, tre mesi, suonano le campane a raccolta per avvisare i granicoltori che nel porto di Pozzallo è arrivata una nave carica di grano, quasi sempre canadese (come se non esistesse altro grano).
E subito partono tutti verso il porto al grido di: bloccate quel grano perché trattato con glifosate!
Vi è da dire che, ironia della sorte, quel grano viene pagato di più del grano siciliano perché ha un contenuto proteico più alto.
Quindi, un grano più scadente viene pagato di più solo perché ha la proteina più alta, parametro questo che non ha alcuna relazione con il flavour di pane e pasta.
Se i produttori dominassero questo passaggio conoscitivo e se conoscessero quali parametri prendere in considerazione e quali fattori ne influenzano il contenuto, non avrebbero bisogno di gridare al ladro, potrebbero accogliere con piacere quel grano perché a quel punto vorrà dire che l’industria molitoria dell’isola si va rafforzando.
Insomma, chi è cosciente della propria forza non ha paura della concorrenza. Ma in una situazione del genere ci rimettono anche i consumatori.
E sì, il mondo agricolo non tiene affatto conto dei consumatori perché, se il prezzo è unico ma la qualità non lo è, allora vorrà dire che questa è casuale, quindi può capitare che si paghi molto un prodotto scadente o poco un prodotto di alto livello.
Tutto avviene all’insaputa di tutti.
Pertanto, l’obiettivo di questo progetto è quello di fornire ai produttori di carne, latte e grano, la chiave di lettura per conoscere il livello qualitativo delle loro materie prime.
E se questi arrivano a conoscere anche i fattori che lo determinano, possono deciderne la quota a tavolino, prima ancora di seminare o di impiantare un prato.
Ma, si potrebbe obiettare, il fatto di conoscere questo livello non significa automaticamente che il macellaio, il casaro, il mulino, il pastaio, ne riconoscano o ne condividano la validità o anche solo il valore?
Vero, ma noi pensiamo che sia venuto il momento di coinvolgere il consumatore, che poi è quello che paga e che decide.
Oggi sempre più il consumatore vuole capire ed è disponibile a pagare il giusto. Serve il racconto, ma servono anche le parole giuste per raccontare e dati concreti.
Ecco gli obiettivi di Trinacria nobile. Punteremo sul gusto, cercando di capire quali molecole ne siano responsabili e quali fattori le determinino.
E così avremo le parole e gli strumenti per raccontarle.
Ne parleremo nei prossimi articoli.